Leggi l’intervista che il nostro collaboratore Igor Veronesi ha rilasciato alla giornalista Tiziana Cavallo per il giornale italiano Heraldo, in cui parla delle sue origini italiane e racconta un po’ della sua vita in Brasile.
Heraldo è un nuovo giornale on line, edito da un’associazione culturale e che parla di persone e luoghi legati alla città di Verona e dintorni, in Italia.
Intervista originariamente pubblicata sul sito della rivista elettronica Heraldo di Verona. L’articolo di Tiziana Cavallo.
Igor Veronesi porta nel cognome le sue origini. Innegabilmente veronese. In questa storia ci racconta di sé, della scoperta delle sue radici e ci parla di come vivono in Brasile la pandemia, sempre con un sorriso sulle labbra. Sperando di venire presto a provare la pearà.
Raccontaci di te, dove sei nato, la tua famiglia, dove vivi e cosa fai?
«Sono brasiliano. Sono nato a Nova Friburgo, una bellissima città di 200mila abitanti tra le montagne di Rio de Janeiro. Anche i miei genitori sono di Nova Friburgo ma al momento della mia nascita, mio padre lavorava a San Paolo come ingegnere chimico. Mia madre era venuta a Friburgo per dare alla luce a me e perché io venissi al mondo vicino alla nostra famiglia.
Con pochi mesi di vita, mio padre ha ricevuto una proposta da un’azienda di Salvador, Bahia, e ci siamo trasferiti tutti lì. Abbiamo lasciato una città fredda per un’altra con un clima più caldo e abbiamo iniziato a vivere in una città speciale con una costa esuberante. Ho trascorso praticamente tutta la mia infanzia a Salvador, la capitale dello Stato di Bahia. Ho cominciato ad andare a scuola a Bahia e anche la mia cultura è stata forgiata lì.
Sono cresciuto avendo molti contatti con la cultura africana di Bahia, con la musica brasiliana e con il sapore di sale sulla pelle. Da adolescente ho iniziato a praticare la Capoeira, un’arte marziale autenticamente brasiliana. Durante le vacanze scolastiche mi dividevo tra la spiaggia e le dune di sabbia di Salvador, praticando la capoeira, i salti acrobatici, bevendo acqua di cocco e mangiando una frutta chiamata cajú (anacardio) preso direttamente dagli alberi. È stata una vita molto sana e divertente.
Durante le vacanze scolastiche mi dividevo tra la spiaggia e le dune di sabbia di Salvador, praticando la capoeira, i salti acrobatici, bevendo acqua di cocco e mangiando una frutta chiamata cajú (anacardio) preso direttamente dagli alberi.
All’età di 19 anni, nel 2002, sono entrato all’università. Ho studiato comunicazione sociale con specializzazione in pubblicità in un’università privata. A quel tempo, il Brasile stava iniziando nell’istruzione. Entrare in un’università pubblica era molto difficile e quelle private hanno iniziato ad avere una maggiore rilevanza. Sono sempre stato una persona molto creativa e appassionata di cultura. Pubblicità e propaganda sono state la scelta giusta.
Ho una sorella 3 anni più vecchia di me. Nel 2007 si è trasferita a San Paolo e mi ha invitato a trascorrere una stagione con lei lì. Ci sono andato. Lì ho potuto continuare a studiare alcune materie per la direzione artistica per la pubblicità. San Paolo è una gigantesca città cosmopolita che risveglia a sua curiosità per le altre culture. Nel 2010 i miei genitori hanno deciso di tornare a Nova Friburgo-RJ e sono tornato anche io.
Ho vissuto molto tempo lontano dagli altri membri della mia famiglia, incontrandoli in vacanza e questa era un’occasione per tornare alle mie radici e guardare più da vicino la storia della mia famiglia.
Ho sempre lavorato con la pubblicità. Dal 2010 a oggi ho potuto di specializzarmi di più e ho aggiunto potuto approfondirmi anche in Motion Graphics e Web Design.
L’anno scorso, a ottobre, ho preso una decisione: mi sono dimesso dall’azienda per cui lavoravo e ho iniziato a dedicarmi esclusivamente ai miei clienti che avevo come freelancer.
L’anno scorso, attraverso l’Associazione Veronesi nel Mondo, ho avuto la felicità di tenermi in contatto con Alessandro Bassi di Verona che segue le attività dell’associazione e che oggi considero un amico, e Raffaella Faccioli, veronese a Parigi (qui ne abbiamo raccontato la storia), che mi ha dato il piacere di lavorare insieme sul suo sito web di candele profumate chiamate Romeo & Giulietta.»
Hai origini veronesi, cosa ti raccontano di Verona i tuoi parenti?
«Ero consapevole solo del significato del mio cognome. Non ho avuto il piacere di conoscere mio bisnonno che è venuto dall’Italia, quindi non ho potuto conoscere la sua storia di vita raccontata da lui. Mia nonna e altri membri della mia famiglia sono morti quando ero molto giovane, prima che si svegliasse in me questo interesse nel recuperare le radici della famiglia. Le altre informazioni che ho ricevuto dai membri della famiglia non erano molto precise, lasciandomi ancora più perso. La mia ricerca ha, quindi, avuto luogo via Internet e alla Casa d’Italia qui a Nova Friburgo.
Il mio amico e il mio insegnante di italiano, Alessandro Vianello, che è anche un traduttore giurato di portoghese-italiano, è riuscito a scoprire che mio bisnonno, che in Italia si chiamava Giuseppe, era nato a Verona. Questo ha illuminato i miei orizzonti e mi ha fatto entrare in contatto con il comune di Verona. Ho richiesto il suo certificato di nascita e dopo qualche tempo mi hanno risposto positivamente via e-mail con una copia e mi hanno promesso di inviarlo per posta. Poco dopo ho ricevuto il certificato di nascita a casa. José Baptista Veronesi era veramente veronese e a Verona si chiamava Giuseppe Giovanni Battista Veronesi. È stata una grande emozione. Sapere che è nato a Verona ci ha reso più orgogliosi del nostro cognome e credo che abbia rafforzato il nostro rapporto con Verona anche senza essere mai stato in quella città.»
Il tuo sogno è venire a Verona, come mai non sei ancora mai venuto?
«La vita prende molti giri. Quando sono andato più a fondo nella ricerca delle radici della famiglia, ero in una relazione stabile e in quel momento era già chiaro che avevamo obiettivi e sogni di vita diversi. Ho sempre rimandato la realizzazione di alcuni sogni e l’esperienza di conoscere Verona è stata rimandata costantemente. Quando ero single, mi sono dato il diritto di lottare più duramente per quei sogni. Non è mai troppo tardi per cercare nuovi orizzonti e conoscenze.»
Cosa ti aspetti di vedere, trovare a Verona? Come immagini le tue origini.
«Sono appassionato dell’Italia, tutta la storia delle antiche civiltà attraverso l’impero romano e l’Italia contemporanea attraverso l’architettura, il design, l’arte, la cucina e la musica.
A Verona, vorrei prima conoscere l’influenza romana sull’architettura e conoscere da vicino la storia della regione. Nella cucina di Verona, voglio davvero sperimentare la pearà che sembra un piatto brasiliano, in particolare di Bahia, chiamato vatapá.
Sarebbe anche un sogno poter studiare arte e design a Verona. Mio bisnonno era falegname e Verona è anche conosciuta per i suoi mobili di legno fatti a mano. Penso che sarebbe molto interessante poter imparare questo.
A Verona continuerò anche a cercare la storia familiare e cercherò di scoprire dove e come hanno vissuto. Sarebbe emozionante ascoltare le storie di oltre un secolo fa.»
In cosa ti senti brasiliano?
«Essere brasiliano è essere spontaneo e accogliente ed è così che mi sento. Il Brasile è un Paese di proporzioni continentali ed è per questo che ci sono diverse caratteristiche regionali. Poiché ho vissuto in diverse regioni, porto la simpatia della gente di Bahia, la giocosità dei Cariocas e la volontà di lavorare come la gente di San Paolo. Penso che possiamo definire la mia personalità brasiliana in questo modo.»
Poiché ho vissuto in diverse regioni, porto la simpatia della gente di Bahia, la giocosità dei Cariocas e la volontà di lavorare come la gente di San Paolo. Penso che possiamo definire la mia personalità brasiliana in questo modo.
Cosa ti piace del Brasile?
«Sono molto legato alla natura. Il Brasile è un paese benedetto dalla natura e pieno di paesaggi diversi. Quello che mi piace di più qui è riuscire a godermi tutto questo, ascoltando buona musica brasiliana circondato da persone con uno spirito felice e un’anima leggera.»
In cosa ti senti italiano e cosa ti piace dell’Italia?
«Il Brasile ha accolto molti immigrati italiani nel XIX e all’inizio del secolo XX. Siamo un Paese nuovo rispetto all’Italia. Gli italiani hanno contribuito a costruire la cultura brasiliana. Credo che, poiché ho origini italiane, ho un po’ di spontaneità, una passione per il buon cibo e i prodotti freschi, il buon vino, che non può mancare, e la costante presenza di buona musica.
Mi piace la storia delle antiche civiltà che è strettamente legata alla storia italiana e l’Italia contemporanea ci regala il design, architettura, arte, cucina e musica. La geografia mi riempie gli occhi. Le spiagge, le montagne… tutto questo mi fa essere innamorato dell’Italia.»
Il virus è arrivato anche in Brasile? Come state vivendo questa situazione?
«Purtroppo sì. Siamo stati in lockdown per circa di un mese e siamo molto spaventati dall’aumento del numero di casi e decessi. Il nostro presidente, Jair Bolsonaro, ha preso una posizione irresponsabile incoraggiando il ritorno alla normalità, pensando solo all’economia e non alle vite che devono essere preservate. Un presidente populista come lui può influenzare il comportamento di un grande gruppo di cittadini, il che potrebbe indurre molti a non rispettare la quarantena.
Il nostro presidente, Jair Bolsonaro, ha preso una posizione irresponsabile incoraggiando il ritorno alla normalità, pensando solo all’economia e non alle vite che devono essere preservate. Un presidente populista come lui può influenzare il comportamento di un grande gruppo di cittadini, il che potrebbe indurre molti a non rispettare la quarantena.
Lavoro a casa dall’anno scorso, quindi non ha influenzato molto la mia struttura produttiva. Ho perso un importante cliente che ha sospeso i miei servizi fino a quando tutto non sarà tornato alla normalità. Penso che a questo punto tutti dovranno capire la situazione ma credo che presto tutto andrà bene. Dopo ogni tempesta il sole sorriderà.»
In Italia il virus sta creando molti problemi, come vedi il nostro Paese da lì?
«All’inizio della pandemia in Italia, il Brasile era molto solidale con gli italiani. Grandi musicisti come Gilberto Gil hanno reso omaggio e hanno desiderato forza Italia. Mi sono sentito molto triste nel vedere così tanti morti e ogni giorno seguivo le notizie a riguardo. Oggi sto ancora seguendo, ma meno di prima. Negli ultimi giorni è scoppiata una crisi politica nel governo federale in Brasile e questo ci preoccupa molto. Seguo la situazione vostra come posso, vedendo la riduzione di numero di casi e decessi e notizie sulla riapertura dei negozi nella fase 2 della pandemia. L’Italia serve come esempio in questo momento. Continuo a inviare energie positive agli italiani e a fare la mia parte in Brasile. Sarà difficile venire presto in Italia vista la situazione.»
C’è qualcosa di italiano che fai o cucini o usi in Brasile per stare vicino alle tue origini?
«Continuo a studiare l’italiano e ad ascoltare le canzoni. Mi piacciono molto i brani di Jovanotti e Alessandro Mannarino, due bravissimi cantanti italiani.
Dalla fine del 2019 mi sono tuffato in una iniziativa culturale insieme a un grande amico, anche lui discendente di veneti, Alessandro Vianello. Abbiamo fondata uno spazio culturale chiamo di Centro Culturale Italiano, CCI, di Nova Friburgo. Oltre ai corsi di lingua e cultura italiana, il CCI riunisce tutti quelli che amano la cultura italiana, e vuole appunto funzionare come punto di riferimento per quanti cercano di conoscere le proprie origini italiane, ma anche per quelli che vogliono conoscere la cultura e la storia italiana.
In questo periodo di pandemia le nostre attività presenziali sono ovviamente sospese, ma continuiamo a trasmettere il nostro messaggio attraverso i social. In particolare su youtube manteniamo almeno due incontri live alla settimana. E in questi ultimi giorni ho concluso la costruzione de nostro sito internet, che funzionerà come un portale di italianistica e anche per chi in Italia vuole conoscere un po’ la nostra regione all’interno dello Stato di Rio de Janeiro.
Forse questa pandemia rimanderà i miei sogni ancora un po’. Non molliamo! Andrà tutto bene! Evviva il Brasile, evviva l’Italia!»
Intervista originariamente pubblicata sul sito della rivista elettronica Heraldo di Verona. L’articolo di Tiziana Cavallo.